I violini
Violino di Davide Negroni
Per la costruzione di questo strumento, l'autore ha utilizzato un modello Antonio Stradivari "Il Cremonese 1725". Il legno della tavola armonica è in abete rosso delle Dolomiti, a due pezzi speculari, con venatura più stretta in centro che si allarga verso i bordi. Il fondo è in acero dei Balcani, in un solo pezzo, a taglio radiale con marezzatura molto profonda. Le fasce sono ricavate dallo stesso blocco di acero del fondo, mentre la testa è in acero dei Balcani a taglio radiale, con marezzatura stretta e meno profonda rispetto al fondo. È stata utilizzata una vernice mista a colorazione arancio-rossa con riflessi ambrati, su fondo giallo dorato. Lunghezza della cassa: 354,5 mm. Larghezza superiore: 165 mm. Larghezza "C": 112 mm. Larghezza polmoni inferiori: 205 mm. Bio di Davide Negroni
Violino di Luca Bastiani
Per la costruzione di questo strumento, l'autore ha utilizzato un modello Antonio Stradivari 1716. Il legno della tavola armonica è in due pezzi di abete rosso proveniente dalla Val di Fiemme, con venatura regolare. Il fondo è in un pezzo unico con una marezzatura molto profonda e una fitta venatura; le fasce e la testa sono sempre di acero dei Balcani. Tutti i legni utilizzati per la costruzione di questo violino, anche nelle parti interne, sono molto stagionati. È stata utilizzata vernice a olio di colore rosso bruno. Lunghezza della cassa: 355 mm. Larghezza polmoni superiori: 169 mm. Larghezza "C": 113 mm. Larghezza polmoni inferiori: 210 mm. Bio di Luca Bastiani
Violino di Pablo Farias
Per la costruzione di questo strumento, l'autore si è ispirato alla forma del violino "Alard" 1742 di Giuseppe Guarneri detto "Del Gesù", conservato alla Cité de la Musique di Parigi, caratterizzando effe e testa per uno stile più personale. Il legno della tavola proviene dalle montagne della Val di Fiemme e possiede una venatura di larghezza media ma molto regolare. L'acero utilizzato per il fondo viene dai Balcani ed è un unico pezzo con una marezzatura media, regolare ma molto profonda che sale leggermente da sinistra a destra. Le fasce sono state ricavate dal legno utilizzato per il fondo e la testa da un materiale simile. Lunghezza della cassa: 353 mm. Larghezza polmoni superiori: 168 mm. Larghezza "C": 114 mm. Larghezza polmoni inferiori: 208 mm. Bio di Pablo Farias
Violino di Martin Gabbani
Per la costruzione di questo strumento, l'autore ha rispettato la forma originale del violino Ferdinando Garimberti 1937, vincitore al concorso del bicentenario Stradivariano Cremona 1937 e presente nella collezione del Museo del Violino. Il legno della tavola è in due pezzi di abete rosso proveniente della Val di Fiemme, molto regolare e stagionato. L'acero utilizzato per il fondo è in due pezzi con una marezzatura larga e molto profonda con una venatura stretta e regolare. Le fasce sono state ricavate dal legno utilizzato per il fondo e la testa proviene dalla stessa pianta. La vernice a olio utilizzata per questo strumento è di colore arancione. Gli smussi di testa, nocetta e fasce sono dipinti di colore nero opaco. Lunghezza della cassa: 355 mm. Larghezza polmoni superiori: 169 mm. Larghezza "C": 114 mm. Larghezza polmoni inferiori: 206 mm. Materiali: acero, abete rosso, ebano Anno: 2021 Bio di Martin Gabbani
Violino di Andrea Varazzani
Un altro violino celebrato giustamente, il "Lord Wilton", è stato classificato tra i grandi capolavori del Guarneri del Gesù da Hill & Son nel 1931 ed è in possesso di Yehudi Menuhin, ora Lord Menuhin, dal 1978. Il contorno è più ampio nelle parti inferiori rispetto ai modelli precedenti, enfatizzato dall'aspetto appiattito agli estremi superiore e inferiore, attraverso i blocchi terminali, una caratteristica che "Lord Wilton" condivide con altri strumenti dello stesso periodo,"Alard" (1742) e il "Cannone" (1743). Vi è grande libertà e vitalità nelle ampie curve di questo modello, oltre a un'imponente ampiezza e presenza. Gli angoli particolarmente pizzicati e i bordi profondamente lavorati sono anche una caratteristica del lavoro di Guarneri in quel momento. Lunghezza cassa - 355 mm Larghezza superiore - 169 mm Larghezza minima - 114 mm Larghezza inferiore - 208 mm Materiale - Acero, Abete rosso, Ebano Anno - 2021 Bio di Andrea Varazzani
Violino di Stefano Conia
Per la realizzazione di questo strumento il Maestro ha voluto rispettare il modello originale di Stradivari, personalizzando alcune parti: la bombatura, le "ff" e lo spessore, grazie alla grande esperienza derivata da 50 anni di lavoro. Il legno utilizzato è un abete rosso, che il Maestro ha ereditato dal padre più di 30 anni fa, e che fa parte della sua collezione personale. La tavola è in due pezzi di abete rosso ben stagionato dalla venatura media, regolare. Il fondo è in un pezzo unico dalla marezzatura profonda, regolare, in senso antiorario. Le fasce sono state ricavate dal legno utilizzato per il fondo. La testa presenta una marezzatura rivolta verso il basso. La vernice utilizzata è di colore rosso-bruno, calda, morbida, e un po' sfumata. I bordi sono un po' più chiari. Lunghezza cassa armonica: 355 mm. Larghezza superiore: 164 mm. Larghezza minima delle "C": 116 Larghezza inferiore: 206 mm. Conia è particolarmente legato al modello "Stradivari 1715" perchè è stato il primo modello da lui realizzato nei primi anni della sua attività da liutaio . Bio di Stefano Conia
Protagonista dell’evoluzione storica del violino, la liuteria cremonese inizia il suo cammino alla metà del secolo XVI con Andrea Amati, avviando, ininterrottamente lungo tre secoli, un processo evolutivo che risulta unico al mondo.
Si susseguono, in questi trecento anni, intrecci di “famiglie” composte da liutai per più generazioni, di padre in figlio, da figli a nipoti e pronipoti che, dopo gli Amati, hanno portato i nomi dei Bergonzi, dei Guarneri, dei Ruggeri e degli Stradivari: dinastie di liutai con protagonisti più o meno famosi, ma indistintamente legati dal filo sicuro di una classica tradizione produttiva.
La loro fama percorse tutta l’Europa: le corti reali e principesche commissionavano ai cremonesi gli strumenti per i loro complessi, i più famosi musicisti ambivano possederli e il nome di Cremona liutaria raggiungeva i più alti livelli.
Dopo un grande splendore è sempre quasi inevitabile un declino che per Cremona prese avvio con la fine del ‘700 e si prolungò per tutto l’800, anche se in questo secolo lavoravano in città importanti liutai ancora oggi assai valutati.
Il vero silenzio ebbe inizio nel ‘900, rotto solo dalla costituzione di una “Sala Stradivariana” prima e di un Museo Stradivariano poi, e sostanzialmente rimase tale per tutta la sua prima metà: fu infatti necessario giungere agli anni ’60 per veder prendere consistente avvio quella Scuola di Liuteria che, costituita nel 1938, era rimasta fino allora pressoché inattiva.
Nello stesso periodo, Cremona mise le basi per la sua collezione di strumenti storici con l’acquisto, da parte dell’Ente per il Turismo e la successiva donazione al Comune, dello Stradivari 1715 ribattezzato poi “Il Cremonese”.
Da allora, con un costante crescendo, vediamo la liuteria cremonese riprendere il suo cammino, con la formazione di nuovi Maestri e l’apertura di nuove botteghe mentre, nel nome della tradizione, si riallacciano rapporti internazionali, si organizzano mostre e concorsi di crescente successo.